MARIA TERESA TEDDE
COM'ERA BELLA MARIA
Il brano pianistico originale, composto da Mariangela
Ungaro,
"Il mito di Marpessa"
sonorizza le parole della poetessa
Maria Teresa Tedde,
intrise di sublime nostalgia.
Per terra le arance
sotto l’albero tormentato di maestrale
per terra come i suoi baci
a serenare sotto le stelle
sotto il sole, sotto piedi indifferenti
e la paura dentro.
Com’era bella Maria
coi suoi capelli al vento
ed i suoi sogni in tasca.
Con le sue mani
li animava di speranza e di fiducia.
Com’era bella Maria
quando sorrideva:
sapeva di miracolo
di odor di gelsomino
di pelle di bambino
e offriva il cuore
a rondini lontane.
MARGHERITA BONFILIO
ADESSO BASTA
Una poesia di Margherita Bonfilio contro la violenza sulle donne.
Musica originale di Mariangela Ungaro.
Si ringrazia il fotografo Vieri Bottazzini per le immagini paesaggistiche.
Adesso basta!
Non voglio più sentire la tua mano
che con ferocia colpisce il mio viso,
l’alito pungente che soffoca ogni mia speranza,
la violenza con cui mi sbatti contro il muro.
Non voglio più sentirmi una nullità,
umiliata, schernita, posseduta senza amore.
Anima sfregiata che grida il suo bisogno di riscatto,
desiderosa di rinascita e di un nuovo domani.
Voglio poter camminare a testa alta,
senza la paura di tornare a casa
ed ascoltare i tuoi passi dietro la porta
che si fanno pesanti, incalzanti, schiaccianti.
Niente più catene e legami malati.
Spogliata di me stessa cammino sulla battigia,
assaporo la frescura della sabbia bagnata sotto i piedi,
mi inebrio del profumo salmastro della risacca,
alzo gli occhi al cielo
e grido con quanto fiato ho in gola
Io esisto!!
Corro libera dalle catene di un amore malato
verso un nuovo futuro.
Il mio!
Mini lanterne magiche oscillanti
nel vento tiepido di maggio,
compagne dei giochi infantili.
Piccole stelle cadute,
briciole vive di comete sparse
fra gli orti, i fontanili e i campi.
Il vostro incerto volo mi commuove.
Segnali luminosi, lampeggianti
sulla corsia di sorpasso
ai nostri innumerevoli pensieri.
Luci di posizione d’invisibili alianti
occhi accesi, danzanti,
fari che frugano la notte
alla ricerca dei perduti sogni.
Festose luminarie naturali
d’un Natale fuori stagione;
insegne intermittenti, misteriose,
di antiche feste e agresti rituali.
Residui di silenti fuochi artificiali.
Luci d’un circo di periferia
sotto il nero tendone della notte,
ricco di pagliacci, saltimbanchi,
giocolieri e uomini volanti.
Un mondo vivo nella memoria
d’un bimbo che vi inseguì correndo
dietro le vostre zigzaganti rotte
convinto che la vita fosse
un eterno gioco.
Sono una goccia che in uno stagno cade
e che solo per un attimo, le acque ferme - smuove.
Sono la pioggia che cade nel mare
il mare che batte lo scoglio.
Sono lo scoglio che arresta il vento
il vento che s’ingremba nell’onda
Sono l’onda che disseta la riva
la riva che s’allunga nel sole.
Sono il sole che scalda la terra
la terra che contiene la zolla.
Sono la zolla che attende l’aratro
l’aratro che invita la mano.
Sono la mano che stringe la tua
perché dunque io - t’amo.
Io t’amo è so d’esser nulla:
nel passato, nel futuro - nulla.
Sono un frammento di luce dispersa
nel tempo che vivo.
Sono un nugolo di polvere mischiata con l’acqua
l’acqua che bevo e che nutro
Sono un soffio - nell’universo infinito.
Sono il respiro della luna che passa silenziosa
un uccello che scava col becco la sua dimora.
Sono una foglia scritta nel tempo
la stagione che si consuma
sono la notte che scende furtiva
il buio che intana e fa paura
sono dunque - la morte?
Sono prima - la vita
Dimmi che mi vorrai ancora,
quando voleranno lontano gli ultimi aironi
e la sposa - magnolia cesserà di fiorire,
moriranno raccolte le spighe di grano
e i salici svestiti piangeranno dal gelo.
Al di là della nostra estate,
sfregiata di notte con folle arsura
soppressa ingenua dall'odore d'autunno,
spoglia d'affetto come rami degli alberi,
solitari guardiani dell'abbandono.
Sussurra che mi cercherai nel mentre,
mentre la neve coprirà le distese
e le sorgenti indosseranno il ghiaccio,
nella notte polare priva di luce
sarai l'aurora per tutti i miei sensi.
Oltre qualsiasi inverno.
Prometti che mi scalderai ancora,
come se fossi primavera.
Ho visitato il campo di Auschwitz
Ed ho immaginato di udire
Parole sporche,
come pietre scagliate
con violenza nell’acqua.
Ho visto esseri trasformati,
corpi denudati,
scheletrici, denutriti
ma con occhi
ancor bramosi di vita,
senza più il calore
di un sorriso.
Denti digrignati
Da una rabbia infinita,
anime sfiancate
da un’attesa senza tregua,
esseri a cui tutto è negato,
anche ogni forma
di Speranza,
in un’eterna lotta
tra la vita e la morte
in cui alla fine
per crudeltà dell’uomo
sempre la morte ha vinto
l’impari duello
con la vita.
Crepitano sotto i miei piedi
Come fiammelle accese
Le foglie raccolte a tappeto
Da un mulinello scherzoso
Che gonfia a più non posso le gote
Quasi un girotondo concluso.
Acchiapparella senza segreti
Un volteggio a pochi metri nell’aria
Un duetto gioioso e ammiccante
“Se ti prendo ti tocca baciarmi”.
Ero capitata per caso nel parco
In un bel gioco di squadra
in cui le figlie d’autunno
non è pena un giro nel vuoto
e finire e giacere sopra la terra.
l’alito pungente che soffoca ogni mia speranza,
la violenza con cui mi sbatti contro il muro.
Non voglio più sentirmi una nullità,
umiliata, schernita, posseduta senza amore.
Anima sfregiata che grida il suo bisogno di riscatto,
desiderosa di rinascita e di un nuovo domani.
Voglio poter camminare a testa alta,
senza la paura di tornare a casa
ed ascoltare i tuoi passi dietro la porta
che si fanno pesanti, incalzanti, schiaccianti.
Niente più catene e legami malati.
Spogliata di me stessa cammino sulla battigia,
assaporo la frescura della sabbia bagnata sotto i piedi,
mi inebrio del profumo salmastro della risacca,
alzo gli occhi al cielo
e grido con quanto fiato ho in gola
Io esisto!!
Corro libera dalle catene di un amore malato
verso un nuovo futuro.
Il mio!
GIUSEPPE LECCARDI
LUCCIOLE
"Grazie infinite Mariangela per le immagini scelte e la tua meravigliosa musica.
Un effetto sorprendente, un mix di emozioni, suggestioni e ricordi.
Un"Cantico" celebrativo della natura e della vita che fluisce ininterrotta di padre in figlio, fino ai nipoti e pronipoti con un alone di magico stupore che le lucciole sanno aggiungere.
Il risultato è un formidabile inno alla natura e alla vita."
Mini lanterne magiche oscillanti
nel vento tiepido di maggio,
compagne dei giochi infantili.
Piccole stelle cadute,
briciole vive di comete sparse
fra gli orti, i fontanili e i campi.
Il vostro incerto volo mi commuove.
Segnali luminosi, lampeggianti
sulla corsia di sorpasso
ai nostri innumerevoli pensieri.
Luci di posizione d’invisibili alianti
occhi accesi, danzanti,
fari che frugano la notte
alla ricerca dei perduti sogni.
Festose luminarie naturali
d’un Natale fuori stagione;
insegne intermittenti, misteriose,
di antiche feste e agresti rituali.
Residui di silenti fuochi artificiali.
Luci d’un circo di periferia
sotto il nero tendone della notte,
ricco di pagliacci, saltimbanchi,
giocolieri e uomini volanti.
Un mondo vivo nella memoria
d’un bimbo che vi inseguì correndo
dietro le vostre zigzaganti rotte
convinto che la vita fosse
un eterno gioco.
ADA CRIPPA
SONO
Poesia di Ada Crippa
"Sono"
Montaggio video: Mariangela Ungaro
Musica originale "AFORISMA DI FUGA" di Mariangela Ungaro
Sono una goccia che in uno stagno cade
e che solo per un attimo, le acque ferme - smuove.
Sono la pioggia che cade nel mare
il mare che batte lo scoglio.
Sono lo scoglio che arresta il vento
il vento che s’ingremba nell’onda
Sono l’onda che disseta la riva
la riva che s’allunga nel sole.
Sono il sole che scalda la terra
la terra che contiene la zolla.
Sono la zolla che attende l’aratro
l’aratro che invita la mano.
Sono la mano che stringe la tua
perché dunque io - t’amo.
Io t’amo è so d’esser nulla:
nel passato, nel futuro - nulla.
Sono un frammento di luce dispersa
nel tempo che vivo.
Sono un nugolo di polvere mischiata con l’acqua
l’acqua che bevo e che nutro
Sono un soffio - nell’universo infinito.
Sono il respiro della luna che passa silenziosa
un uccello che scava col becco la sua dimora.
Sono una foglia scritta nel tempo
la stagione che si consuma
sono la notte che scende furtiva
il buio che intana e fa paura
sono dunque - la morte?
Sono prima - la vita
IZABELLA TERESA KOSTKA
A TE
Poesia selezionata e pubblicata sull'antologia "Parole d'Amore"
Premio San Valentino, Anvos e Accademia dei Bronzi
Ursini Edizioni 2017
MUSICA ORIGINALE e montaggio video di MARIANGELA UNGARO
Dimmi che mi vorrai ancora,
quando voleranno lontano gli ultimi aironi
e la sposa - magnolia cesserà di fiorire,
moriranno raccolte le spighe di grano
e i salici svestiti piangeranno dal gelo.
Al di là della nostra estate,
sfregiata di notte con folle arsura
soppressa ingenua dall'odore d'autunno,
spoglia d'affetto come rami degli alberi,
solitari guardiani dell'abbandono.
Sussurra che mi cercherai nel mentre,
mentre la neve coprirà le distese
e le sorgenti indosseranno il ghiaccio,
nella notte polare priva di luce
sarai l'aurora per tutti i miei sensi.
Oltre qualsiasi inverno.
Prometti che mi scalderai ancora,
come se fossi primavera.
ANNAMARIA GALLO
L'ULIVO
Poesia di Annamaria Gallo
Musica originale di Mariangela Ungaro "Il rumore del sole"
Giunsi, come viandante errante
nella notte di un tempo
che non conosceva
pace interiore.
Il mio sguardo, si fermò
verso verdeggianti ombre
colline a me tanto care
di fanciullesca memoria.
Quanti anni erano trascorsi
ed il mio pensiero
spesso e sovente
lì, rivolto,
alla mia terra,
al mio mare e alla sua frizzicante
brezza del mattino,
alla rosea luce, di un sole,
che sorge puntuale,
all’ alba, preludio di un giorno,
che fa capolino sul tutto.
Giunsi, viandante errante e sconosciuta
nella terra dei miei Avi
ed ivi, infine,
piantai il mio ulivo.
Giunsi, come viandante errante
nella notte di un tempo
che non conosceva
pace interiore.
Il mio sguardo, si fermò
verso verdeggianti ombre
colline a me tanto care
di fanciullesca memoria.
Quanti anni erano trascorsi
ed il mio pensiero
spesso e sovente
lì, rivolto,
alla mia terra,
al mio mare e alla sua frizzicante
brezza del mattino,
alla rosea luce, di un sole,
che sorge puntuale,
all’ alba, preludio di un giorno,
che fa capolino sul tutto.
Giunsi, viandante errante e sconosciuta
nella terra dei miei Avi
ed ivi, infine,
piantai il mio ulivo.
DANIELA PORCELLI
OCCHI BRAMOSI DI VITA
Poesia di Daniela Porcelli
Arrangiamento per orchestra tratto da "Schindler's list" a cura di Mariangela Ungaro
Ho visitato il campo di Auschwitz
Ed ho immaginato di udire
Parole sporche,
come pietre scagliate
con violenza nell’acqua.
Ho visto esseri trasformati,
corpi denudati,
scheletrici, denutriti
ma con occhi
ancor bramosi di vita,
senza più il calore
di un sorriso.
Denti digrignati
Da una rabbia infinita,
anime sfiancate
da un’attesa senza tregua,
esseri a cui tutto è negato,
anche ogni forma
di Speranza,
in un’eterna lotta
tra la vita e la morte
in cui alla fine
per crudeltà dell’uomo
sempre la morte ha vinto
l’impari duello
con la vita.
PASQUALINA DI BLASIO
FOGLIE D'AUTUNNO
Arrangiamento musicale di M.Ungaro Poesia di Pasqualina Di Blasio,
"Foglie D'Autunno"
tratto dalla silloge "Approdi al cappello giullare"
Musica di F.Mendelssohn, arrangiamento per piccola orchestra a cura di Mariangela Ungaro
Crepitano sotto i miei piedi
Come fiammelle accese
Le foglie raccolte a tappeto
Da un mulinello scherzoso
Che gonfia a più non posso le gote
Quasi un girotondo concluso.
Acchiapparella senza segreti
Un volteggio a pochi metri nell’aria
Un duetto gioioso e ammiccante
“Se ti prendo ti tocca baciarmi”.
Ero capitata per caso nel parco
In un bel gioco di squadra
in cui le figlie d’autunno
non è pena un giro nel vuoto
e finire e giacere sopra la terra.
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